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Campionati Mondiali al via

Domenica 27 marzo p.v. in quel di Salsomaggiore Terme, Palazzo dei Congressi of course (ma non solo), prenderanno il via i quattro Campionati del Mondo di Bridge suddivisi per le classiche categorie:

OPEN
WOMEN
MIXED
SENIOR

Superfluo dire che, programmato dalla W.B.F. con cadenza biennale con sede itinerante per tutto il globo, questo appuntamento rappresenta il TOP delle manifestazioni bridgistiche radunando quanto di meglio questo sport possa offrire a livello mondiale.
Si schiereranno ai nastri di partenza 96 squadre – 24 per categoria – in rappresentanza complessivamente di 42 Nazioni dei cinque continenti.
Per la cronaca questi Campionati sono disputati negli anni dispari ma nel 2021 sono stati differiti per la nota pandemia; a causa delle conseguenti restrizioni imposte non saranno presenti alcuni campioni e qualche squadra, in primis quelle provenienti dalla Cina.
Si spera che nelle prossime settimane il virus si tenga lontano dai tavoli e non rovini questa festa tanto attesa.
Ovviamente, insieme al benvenuto a quanti arriveranno in terra emiliana da ogni angolo del globo, ci si augura che la manifestazione consegua il massimo successo, specie organizzativo e di accoglienza, anche perché rappresenta una prestigiosa vetrina per il nostro Paese.
Il bridge, purtroppo, non è uno spettacolo attraente per il grande pubblico non conoscitore del gioco: mentre a tutti noi, prima o dopo, è successo di soffermarci a guardare in TV, anche per caso, una partita di basket o di tennis o di altro sport di cui poco sappiamo, si può immaginare la reazione di un telespettatore che casualmente si dovesse imbattere in una partita di bridge?
Nel basket o nel tennis, pur non conoscendo nel dettaglio le regole, dopo due minuti è facile per chiunque intuire che la palla deve andare nel cesto e la pallina oltre la rete con un solo rimbalzo, e quindi è semplice e naturale apprezzare il gesto tecnico; ma cosa può capire un ignaro spettatore assistendo ad una licita, ancora di più se convenzionale, e al successivo gioco della carta?
Nulla di nulla, e cambierebbe immediatamente canale.
Questo è, forse, il più grave handicap del bridge inteso come sport: non essere una competizione minimamente godibile da chi è fuori da questo mondo.
L’Enciclopedia Treccani nella definizione di sport mette in risalto, tra l’altro, lo stretto collegamento del termine con “il divertimento che ne traggono gli spettatori, appassionandosi in vario modo allo svolgimento e all’esito delle gare”.
In pratica uno sport, specie se espresso ad alto livello, è tale se può essere gustato non solo da chi lo pratica ma anche da chi assiste alla prestazione.
Non si sa quanti siano al mondo gli appassionati di bridge né quanti lo pratichino con una certa frequenza: il sito della W.B.F. indica “It is enjoyed by tens of millions of people throughout the world – more so than any other card game”, tradotto con “apprezzato da decine di milioni di persone in tutto il mondo, più di qualsiasi altro gioco di carte”.
Su quest’ultima affermazione personalmente avrei qualche dubbio ma, comunque, anche cercando in rete non ho trovato una stima effettiva e realistica; dai dati presenti sul sito ufficiale W.B.F., risulta che i tesserati a livello mondiale sono oltre 657mila.
Rispetto ad altre discipline particolarmente concentrate in alcuni Paesi molto popolosi, ad esempio il cricket o il tennis da tavolo o il baseball, il bridge ha la peculiarità di essere conosciuto in quasi tutti gli angoli del globo ma, purtroppo, sempre e solo da poche persone e non abbastanza come sarebbe auspicabile.
Si prenda pure per buono che gli appassionati al mondo siano 20, 30 o anche 50 milioni: sono tanti su una popolazione di 8 miliardi di persone?
Guardare questi numeri per avere un’idea più chiara:

Altri siti riportano cifre similari, quindi si può ritenere che, in linea di massima, esse siano ampiamente aderenti alla realtà.
Per carità, nessuno si sogna di raggiungere questi risultati ma è solo per dimostrare – se mai ce ne fosse bisogno – che si deve ammettere con onestà intellettuale che il nostro, se proprio lo si vuole considerare uno sport, è per pochi, veramente di nicchia e anche molto piccola.
La questione non è di secondaria importanza come, forse, può apparire ad un primo e superficiale esame; infatti, proprio l’impossibilità di potere costituire uno “spettacolo” gradevole e divertente per un vasto pubblico non consente al bridge di fare quel salto in avanti in termini di visibilità e diffusione che invece meriterebbe.
Questa pecca gli impedisce non solo di essere ammesso ai Giochi Olimpici estivi, come da anni agogna il Presidente W.B.F., ma, soprattutto, di attrarre importanti sponsor commerciali il cui supporto, come è noto, oggi è assolutamente determinante per fare crescere tutti gli sport.
A parte qualche sporadica sponsorizzazione per lo più a carattere locale, il bridge ha vissuto, vive e sopravviverà soltanto grazie a ricchi e generosi giocatori/mecenati e alle migliaia di giocatori, più o meno anonimi, che tutti i giorni nel mondo intero siedono intorno ad un tavolo per appagare la propria passione.
Ma, nonostante tutto, il vero bridgista ama questo gioco e per nulla al mondo se ne separerebbe: ai dirigenti, dal Presidente della più piccola associazione a quello del massimo Ente sovranazionale, tocca l’arduo compito di tenere sempre vivo questo amore.
Da modesti appassionati non si può che associarsi alla chiusa del messaggio di saluto indirizzato al Campionato dal Presidente del CONI, Giovanni Malagò: LONG LIVE THE BRIDGE!
Che i Campionati abbiano inizio: vincano i migliori!

Eugenio Bonfiglio 

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Viale dei Gladiatori, 2 00135 Roma
Stadio Olimpico – Tribuna Tevere
Ingresso 30 – Stanza 217